Fonte: www.nuovomondosolidale.org
DA AGGREGAZIONI DI AIUTO RECIPROCO
A COMUNITÀ INCLUSIVE E RETI SOLIDALI
Era la fine degli anni novanta quando le prime Banche del Tempo fecero la loro apparizione nello scenario industriale dell’Italia centro settentrionale. Fu un modo quasi artigianale per venire incontro alle famiglie che, oberate dal lavoro, facevano fatica a conciliare i tempi del lavoro con quello familiare. Una bolletta in scadenza, un familiare non autonomo da accudire, il bambino da accompagnare a scuola, una tapparella che si guasta, un rubinetto che perde …. diventavano vere e proprie emergenze per chi inseguiva tempi di lavoro pressanti ed ineludibili. Le donne soprattutto, in assenza di quel sistema di supporto familiare, che una volta era rappresentato da uno stuolo di nonni e zie sempre disponibili, non sapevano a chi rivolgersi quando l’organizzazione routinaria veniva messa in crisi da una necessità improvvisa. Così, da un piccolo gruppo di donne in Sant’Arcangelo di Romagna, nacque un’idea geniale: accompagnamento, assistenza, piccole riparazioni domestiche, disbrigo commissioni, ecc. potevano costituire un aiuto prezioso, da fornire e ricevere al bisogno, non pagato in denaro ma conteggiato semplicemente in ore e considerando tutte le attività di pari valore. Era semplicemente il riportare in uso, in forma codificata secondo le esigenze dei tempi nuovi, un sistema di aiuto reciproco occasionale, come vigeva fra i buoni vicini di una volta nei borghi rurali o nei piccoli paesi.
Da allora quanta acqua sotto i ponti, e quanto percorso compiuto dal moltiplicarsi delle Banche del Tempo in Italia (adesso sono circa 500), in Europa e nel mondo!
Intanto sono passate dalle aggregazioni di quartiere, all’insediamento sia in piccoli paesi che in grandi città. Se è vero che, per una famiglia pressata da incombenze di lavoro, l’aiuto occasionale può essere considerato una manna dal cielo, è altrettanto vero che per chi trascorre troppo tempo in solitudine, perché in pensione, single, separato o disoccupato, la possibilità di offrire o fruire ore di attività creative, d’arte, di divertimento in serenità ed amicizia nell’ambito di un piccolo gruppo, è una vera e propria terapia che previene tristezza, depressione, malattie ecc.
Inoltre, constatiamo come all’apertura sociale di un tempo si vadano sostituendo sempre più la chiusura, la diffidenza, il pregiudizio nei confronti di chi non appartiene all’ambito familiare o strettamente amicale. L’estraneo, il diverso per età, sesso, cultura, professione, posizione sociale, orientamento sessuale, fede religiosa, appartenenza politica, nazionalità ecc. per molte persone diventa motivo di rifiuto, esclusione, emarginazione.
Chi entra a far parte di una Banca del Tempo mette a disposizione le sue doti umane, etiche, professionali, di esperienze di vita: è quindi una risorsa preziosa a prescindere dalle proprie diversità; anzi, proprio queste ultime costituiscono una ricchezza per tutto il gruppo.
Nell’evoluzione del significato sociale delle Banche del Tempo quindi, all’intento originario di semplice scambio di aiuto individuale per le emergenze, si è aggiunto quello ben più complesso di creare piccole comunità nelle quali si svolgono insieme attività di gruppo concordate, con la finalità di sentirsi accolti, ritrovarsi, scoprire potenzialità, acquisire nuovi saperi o nuove competenze, valorizzare risorse, sviluppare amicizie. Attività di gruppo, tenute da iscritti per altri iscritti, non pagate in denaro ma retribuite in ore, a credito per chi organizza, a debito per chi ne fruisce: corsi e laboratori di yoga, ballo, teatro, canto, informatica, lingue, scrittura creativa, lettura, pittura, riciclo, cucito; feste, serate a tema, gite, ecc.
In tal modo, le Banche del Tempo diventano promotrici di un’idea di comunità inclusiva, oggi più preziosa che mai; una comunità paritaria che non esclude o emargina ma accoglie, valorizza ed integra.
E siamo ad una terza fase che include ed ampia le due precedenti e che da qualche anno prende forma un po’ dovunque. Essa è legata al fatto che il luogo fisico nel quale operano le odierne Banche del Tempo non è più rappresentato dalle abitazioni private dei soci, dal salone di una parrocchia o dai locali condivisi di un’associazione, ma da una sede fornita dalle Istituzioni, generalmente dalle amministrazioni comunali che vedono nelle Banche del Tempo una possibilità di stimolo ed aggregazione per il proprio territorio. E’ legata anche al fatto che le Banche del Tempo, inserite nel vasto mondo del Terzo Settore , sempre più entrano in contatto con altri soggetti organizzati del territorio, enti, scuole, associazioni di volontariato, cooperative sociali, ecc.
Questo inserimento nel tessuto sociale di una comunità è fonte di suggerimenti, proposte, progetti che non riguardano più i singoli iscritti ma la Banca del Tempo come soggetto identitario che collabora con altri soggetti identitari.
Per es. nei confronti dell’Istituzione comunale che offre l’utilizzo gratuito di una sede, la risposta di reciprocità espressa dalla Banca del Tempo è quella di fornire servizi a carattere sociale per la cittadinanza. Dai “market sociali “ (fai la spesa gratis in cambio qualche ora di attività), ai “pedibus” (l’accompagnamento di bambini in gruppo per far percorrere a piedi il tragitto casa scuola), agli “orti sociali”, alle “consulenze specialistiche gratuite”, ecc. Nei confronti di Enti, Associazioni, Scuole nascono un po’ dovunque progetti di scambio, condivisione, organizzazione comune di feste ed eventi, ecc. Nei confronti di altre Banche del Tempo del territorio nazionale o esterosi attuano conoscenze reciproche, ricerche, scambi di ospitalità, gemellaggi, ecc.
Si va pian piano costituendo una rete di relazioni inserita in un sistema di economia solidale, un intreccio di relazioni che si pone l’obiettivo di coinvolgere, condividere, promuovere, valorizzare le forze sane di un territorio per accrescere il benessere della comunità nel suo insieme.
In questo sistema le Banche del Tempo portano il valore aggiunto di una concezione della solidarietà come reciprocità, della moneta-tempo come scambio paritario che riduce il ricorso al denaro, delle relazioni inclusive.
In trentanni dalla nascita, le Banche del Tempo hanno percorso un lungo cammino, inimmaginabile per chi le considerava semplicemente un’utopia. Ciò che conta è proprio quel sogno che le anima, quell’idea geniale e visionaria che ha coinvolto così tante persone nel mondo: l’idea di una società fondata sul rispetto, l’accoglienza, la generosità, la gratitudine, la solidarietà; l’idea di una umanità che sa chiudere all’intolleranza, alla sopraffazione, allodio e sa aprire il cuore all’amore.
Mafalda, Marcella Franchino
Presidente Banca del Tempo di Catania / Battiati